Chi di noi non ha un sogno nel cassetto? Spesso il sogno resta nel cassetto per un motivo molto semplice: non ci crediamo abbastanza, e non credendoci non poniamo in essere azioni concrete che vadano nella direzione del sogno. In poche parole non piantiamo nessun seme, e la conseguenza ovviamente è quella che non raccogliamo nessun frutto.
Anche io ho diversi sogni, uno in particolare è molto ambizioso e ha una particolarità: tutti (ma proprio tutti) quelli che mi conoscono mi consigliano di lasciar perdere; alcuni lo fanno in maniera soft, sottolineando la difficoltà dell’impresa, altri con aria semi-schifata mi dicono di stare coi piedi per terra e mi esortano vivamente ad andare esattamente nella direzione opposta, altri infine mi prendono proprio per pazzo e mi rendo conto che quasi mi compatiscono. Alcuni di questi ultimi accompagnano le loro convinzioni con sermoni volti a dimostrare che non ho capito niente della vita.
C’è solo un particolare: questo sogno non è per me uno dei tanti, ma indubbiamente il più importante di tutti. Per mia fortuna (o sfortuna, chissà), sono molto testardo (certo che questi sardi sono davvero cocciuti!) e da un po’ di tempo sto piantando semi sempre più numerosi in quella direzione. D’altronde sono un coach che allena le persone a raggiungere i propri obiettivi, anche i più ambiziosi. Come potrei guardarmi allo specchio senza arrossire se fossi io il primo a non credere nel mio sogno più importante? Con quale credibilità interna potrei continuare a fare il mio lavoro? La settimana scorsa ho fatto un passo aggiuntivo: mi sono comportato come se avessi già raggiunto il sogno e ho assaporato le meravigliose sensazioni di quel presupposto inventato. Ieri c’è stata l’apoteosi: sfruttando una metodologia ideata dall’amico e collega Danilo Sechi ho addirittura festeggiato il raggiungimento del sogno, provando le sensazioni e le emozioni di quel giorno tanto sognato; gli ultimi anni sono stati per me duri (anzi durissimi), per una serie di circostanze avverse della vita, erano anni che non piangevo come ieri dalla felicità.
Ora, non so se il futuro mi consentirà di realizzare quel sogno, ma indubbiamente la giornata di ieri è stata per me stratosferica e valeva la pena credere nel sogno anche solo per vivere le emozioni di ieri. Se avessi scritto questo articolo a sogno raggiunto forse mi sarei tolto molti sassolini dalle scarpe e sarei entrato in un’energia in cui non voglio entrare, per non precipitare in una caduta di stile. Preferisco scriverlo oggi col sogno ancora lontano, per sottolineare che dopo questa settimana sono molto più orgoglioso di me: pazzo, incosciente, fuori dal mondo per molti, ma certamente in contatto con la mia anima, molto più in contatto di quanto non mi sembra siano con la loro anima i molti che mi attaccano.
Il tempo dirà chi ha ragione ufficialmente, quello che nessuno può sapere è che io già questa settimana mi sento vincitore, per aver avuto il coraggio (o la pazzia) di vivere una settimana così.