I giorni scorsi You Tube ha chiuso l’account di Radio Radio TV accusando la Radio di trasmettere contenuti non conformi agli standard della community (nello specifico video che riguardavano minori impegnati in attività sessuali esplicite). Naturalmente la Radio in 42 anni di attività non ha mai trasmesso contenuti simili e la sollevazione popolare a difesa di Radio Radio TV ha portato a un veloce ripristino dell’account.
Ma come mai è potuta accadere una cosa simile? Nessun pazzo muoverebbe a una radio un’accusa simile senza avere uno straccio di prova. Il problema è molto semplice e ha dei risvolti inquietanti: quando si interagisce con questi colossi informatici spesso non si ha un referente fisico e tutto funziona in base a degli algoritmi. Se uno di questi algoritmi prevede che un account venga bloccato al raggiungimento di un numero x di segnalazioni chi conosce questi algoritmi e vuole far bloccare un account basta che si organizzi per arrivare a quel numero di segnalazioni e il gioco è fatto. Naturalmente l’operazione è complessa per un comune mortale, ma non così assurda per esperti informatici in grado di far arrivare migliaia di segnalazioni utilizzando server non controllabili dislocati all’estero in paesi “strani”.
Nel caso specifico potrebbe essere successo qualcosa del genere. Ora Radio Radio TV ha le spalle larghe e la contesa è finita in fretta e probabilmente avrà risvolti legali non trascurabili, ma per i comuni mortali il discorso è più complesso. La domanda chiave è questa: può il passaggio al digitale essere governato da algoritmi che funzionano per automatismi senza che il processo venga monitorato da una persona fisica responsabile? Possiamo lasciare questo immenso potere nelle mani dei colossi internazionali dell’informatica? Possiamo permetterci che chiunque di noi venga censurato da qualche esperto che conosce gli algoritmi e quindi ha in mano il potere di farci arrivare segnalazioni da qualunque parte del mondo senza poter essere scoperto?