La nuova arte: il dissing

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Dice il saggio: Difenditi con il sorriso, attacca con il silenzio… e vinci con l’indifferenza.

Vallo a spiegare ai maestri del “dissing”, termine tecnico che sta a indicare sostanzialmente una gara di insulti tra colleghi. Niente di nuovo sotto il sole, discussioni già viste nelle più becere riunioni condominiali, nei botta e risposta tra due partner che si lasciano, e così via.  Solo che questa volta queste beghe da cortile si trasferiscono nelle canzoni, per cui dobbiamo rassegnarci, sono diventate… arte.

L’ultimo dissing è quello tra i rapper Fedez e Tony Effe, dove in mezzo c’è finito di tutto: mogli, ex mogli, fidanzate, figli, cani, abusi di sostanze stupefacenti, avances a donne sposate, accuse di aver fatto figli solo per postarli, e chi più ne ha più ne metta. Mi chiedo solo che effetto faranno queste canzoni ai bambini, non appena questi avranno l’età per comprendere il testo di queste forme così sopraffine di arte.

L’interrogativo serio è però un altro: si sta portando avanti una sacrosanta battaglia per favorire l’inclusività, il rispetto di genere, la tutela dei minori. In questa direzione vanno i codici etici che le società sportive sono state chiamate ad adottare. Collaboro con diverse società nel mondo del basket, del tennis e della pallavolo, e ogni tanto mi assale il dubbio che dare un cinque a un minore mi faccia correre il rischio di violare il codice etico. Capisaldi del basket, come i “suicidi” e le “penetrazioni” (termini tecnici che tutti abbiamo usato e tutti conosciamo da decenni) sono diventati termini non “politically correct” e quindi pericolosi da usare.

Però a questi rapper maestri del dissing tutto è concesso, nulla è vietato, e solo l’idea di pensare che vengano messi dei paletti per limitare fino a dove ci si può spingere con queste sublimi forme di arte fa accapponare la pelle a molti. Stiamo parlando di gente che ha milioni di seguaci, quindi di fatto da un lato facciamo una battaglia in un senso, dall’altro accettiamo passivamente e inermi il dilagare di fenomeni che vanno nel senso opposto.

Come trovare una sintesi tra queste due posizioni così estreme? Massimo Boldi tanti anni fa diceva: “Se lo sapessi lo dissi”, mi verrebbe da dire: “Se lo sapessi lo dissing”.

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C’è una fiammella di luce dentro ognuno di noi che brilla. E’ nostra responsabilità trovarla ed alimentarla: nessuno al mondo verrà mai a cercarla, semplicemente perché nessuno al di fuori di noi ne conosce l’esistenza. La nostra fiammella è unica ed inimitabile e quando la facciamo brillare diamo un senso profondo alla nostra esistenza e creiamo le condizioni affinchè anche altre fiammelle attorno a noi brillino. Amo mettere le mie competenze al servizio di chi sceglie di valorizzare la sua fiammella e di mostrare al mondo la sua luce.

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